Le incredibili suggestioni della Turba

Una rievocazione colossale messa in scena da tutta Cantiano

È uno spettacolo che suscita emozioni difficilmente descrivibili, quello che il giorno del Venerdì Santo prende vita a Cantiano. Mentre la notte lentamente cala, tutto il borgo si illumina delle fiammelle tremolanti di candele e fiaccole. Le strade sembrano riflettere le infinite stelle del cielo. È l’effetto della Turba, la più antica e straordinaria tra le tradizioni di Cantiano. Più di 250 figuranti, tutti del paese, vestono i panni dei protagonisti della Passione, della morte e della Risurrezione di Gesù: gli umili e i potenti, i soldati e i discepoli, il Messia e i suoi carnefici mettono in scena una rappresentazione di teatro popolare incredibilmente suggestiva. L’ascesa al Calvario parte da piazza Luceoli e termina a Sant’Ubaldo, dove le tre croci illuminate dalla fiaccolata vengono innalzate sulle note del Te Deum. Un sudario cade dalla croce centrale vuota, a simboleggiare la Risurrezione di Cristo e il messaggio di pace e speranza che porta con sé, sancendo la fine dello spettacolo. Un evento inscindibile dall’anima di Cantiano, vissuto con enorme partecipazione e orgoglio. Non per nulla “Turba” significa popolo, che è il grande protagonista di tutta la giornata. Per fare in modo che tutti possano conoscere questo evento, durante tutto l’anno, è stato progettato il Museo della Turba, ospitato nei medesimi spazi del Museo Archeologico. Qui potremo ripercorrerne l’evoluzione storica attraverso costumi di scena, documenti, oggetti e supporti audiovisivi. Alle origini, la Turba era una processione di flagellanti, nata sulla scia dei movimenti popolari di riforma religiosa partita dall’Umbria nel XIII secolo. Poi, col passare dei secoli, si avvicina sempre più a quella odierna, perdendo alcuni connotati liturgici a favore di quelli narrativi e scenici, fino a renderla visivamente sbalorditiva come un colossal hollywoodiano. Fondamentali, in epoca moderna, le modifiche apportate dal maestro elementare Dante Bianchi, di cui si conservano gelosamente gli appunti autografi del copione.

Cantiano

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