Guidobaldo del Monte e Giro Pavisa

Uno scienziato ed un artista sulle strade di Mombaroccio

Due personaggi illustri hanno calcato le strade del borgo medievale di Mombaroccio e sono Guidobaldo del Monte, vissuto tra il 1545 e il 1607, e Ciro Pavisa, nato nel 1890 e morto nel 1972. Nobile, scienziato, illustre matematico, fisico e astronomo il primo, artista e pittore il secondo. Guidobaldo del Monte nacque in una eminente famiglia che ascese alla nobiltà solo una generazione prima della sua nascita: fu infatti il padre Ranieri a essere insignito del titolo di Marchese del Monte grazie ai meriti che ottenne in ambito militare. Alla morte di Ranieri, Guidobaldo ereditò il titolo e iniziò a firmarsi “dal Monte” anziché “del Monte”, secondo l’uso del tempo. Egli ereditò anche un cospicuo patrimonio, tanto che ottenne il titolo di Conte di Mombaroccio. Guidobaldo dedicò tutta la sua vita alla scienza, alla matematica; studiò infatti all’Università di Padova, anche se probabilmente non conseguì alcun titolo, e fu proprio lì che instaurò un forte legame di amicizia con il poeta Torquato Tasso, il quale dedicò a Guidobaldo il sonetto “Misurator di corpi celesti”. Dopo aver prestato servizio militare combattendo in Ungheria, il conte si ritirò nella sua tenuta a Mombaroccio, dove si dedicò completamente agli studi scientifici. Celebre è poi il suo scambio epistolare con Galileo Galilei. La sua opera più importante fu “Liber Mechanicorum”, data alle stampe nel 1577, testo da cui Galileo trasse alcuni importanti spunti per i suoi studi. Il rapporto tra i due uomini sarà uno dei temi oggetto di un convegno che si terrà ad aprile 2023. In un’epoca forse più travagliata, segnata dagli orrori delle due guerre mondiali, si trovò invece a operare Ciro Pavisa, un uomo dalla personalità schiva, riservata, che esprimeva se stesso attraverso le sue opere. Si fece notare già da adolescente: ricoprì di tempere l’interno della parrocchia di Santa Susanna a Villagrande di Mombaroccio. Fu così proprio l’amministrazione comunale a pagare gli studi di Ciro alla Scuola d’Arte di Urbino, dopo aver notato il suo genio artistico. Di lui, Ivana Baldassari disse che dipingeva “perché senza dipingere non potrebbe vivere, sarebbe come vivere senza cuore, senza sole, senza acqua”. Ciro Pavisa aveva due grandi passioni: i soggetti sacri e la “pittura a cavalletto”; ma fu nel primo ambito che si distinse particolarmente. Al Santuario di Beato Sante, cui era legatissimo perché la sua dimora natale sorgeva proprio lì accanto, lasciò una delle sue opere più importanti: “Il miracolo delle ciliegie d’inverno”.

Mombaroccio

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