È lì, lungo la strada, quasi inaspettato, che ad un certo punto si trova quel gioiello architettonico che è Barchi. Il selciato in salita conduce alla Porta Nova, monumentale e fastoso ingresso, foriero della bellezza che attende all’interno delle antiche mura. L’intera struttura della cittadina porta la firma di Filippo Terzi, grande architetto che dal 1571, per volere del Marchese di Barchi Pietro Bonarelli, lavorò alla progettazione di una piccola “Città Ideale” del Rinascimento. Barchi rappresentò uno dei lavori più riusciti del Terzi, che al centro urbano diede un impianto tanto funzionale quanto affascinante, riprogettando l’intero abitato come se si trattasse di un’unica opera d’arte, arricchendolo di monumenti, di sontuosi palazzi e di efficaci soluzioni di difesa militare. Ecco allora l’elegante Corso che taglia l’intero abitato; la Piazza posta al centro e studiata in modo tale da presentarsi come un immaginario palcoscenico per chi entra dalla Porta Vecchia; il Palazzo Comunale e la sua Torre terminante a cuspide, che domina sull’ intera vallata, costruita in forme antropomorfe, con sorprendenti effetti ottici, nel rispetto del concetto della “divina proporzione”. Affacciata sulla piazza principale si trova un’altra fondamentale opera del Terzi: la Collegiata di Sant’Ubaldo. Costruita a tre navate, con la centrale più elevata, la chiesa ospita sugli altari laterali pregevoli opere pittoriche, come la Crocifissione con i Santi Ubaldo e Francesco attribuita a Nicolò Martinelli, l’anonimo San Michele Arcangelo e La Vergine, Santa Maria Maddalena e San Francesco, probabile opera giovanile del Guerrieri. Nel ballatoio sopra la porta principale è conservato un importante organo storico, bellissimo e insolito nei suoi colori pastello, opera del veneto Gaetano Callido, massimo esponente della scuola organaria neoclassica settecentesca. Una piccola strada, all’apparenza anonima, a Barchi può farci trovare di fronte a luoghi intrisi di storia e leggenda, come il Palazzo Ducale che si dice abbia ospitato per anni Lavinia Della Rovere, ritenuta essere La Muta dipinta da Raffaello, e dal quale parte una delle tante grotte che disegnano un dedalo nel sottosuolo del paese. Non c’è angolo o prospettiva lungo tutto questo borgo che non offra un momento di stupore.
Barchi